Abstract: la consulenza come coaching aziendale è un percorso di formazione. È la strada migliore per potenziare e valorizzare le conoscenze e le competenze di ogni manager. Non è un invece processo di valutazione.
Keywords: coaching aziendale, potenziamento skills, gestione dello stress, crescita personale, competenze manageriali
1. Introduzione
Ottenere risultati sempre migliori.
In Italia se ne parla ancora poco, ma è destinato a diventare un pilastro della consulenza aziendale: il coaching aziendale. Di cosa si tratta? Si provi a pensare al significato generico della parola “coaching”, ovvero istruire, allenare, insegnare. Il coach è un concetto più comunemente legato al mondo dello sport, soprattutto in quello americano, dove il coach è l’alter ego del nostro allenatore. Il suo scopo è quello di guidare una squadra, o un singolo atleta, per aiutarli a scalare la classifica ed ottenere risultati sempre migliori.
Quando parliamo di coaching aziendale siamo lontani da questa idea?
Assolutamente no, perché il coach in un’impresa è la persona che prende per mano uno o più manager e li aiuta a individuare le loro potenzialità in modo da metterle al servizio dell’azienda.
2. Coaching aziendale: perché è importante
Prima di apprendere nuove competenze è necessario potenziare quelle già acquisite.
Le competenze dei manager sono alla base di ogni successo aziendale. Spesso le grandi imprese propendono per una formazione continua ed estenuante dei loro manager più importanti. In questo modo però si tralascia il potenziamento di tutte le skills già acquisite nel tempo: formazione continua senza però consolidare le conoscenze già apprese. Il coaching aziendale è una pratica legata al mondo della consulenza che lavora per sovvertire questo trend. Affidarsi al coaching non significa intraprendere un nuovo percorso di formazione, bensì sviluppare e potenziare le proprie capacità consolidate, in modo da poterle poi utilizzare correttamente nelle attività quotidiane.
E’ questa la grande importanza che bisogna riconoscere al coaching aziendale: non è un metodo per acquisire nuove competenze ma è un lavoro necessario a valorizzare le competenze già acquisite.
2.1 Caso pratico: un manager in difficoltà
Come gestire stress e fatica quando prendono il sopravvento.
Recentemente ci è capitato di metter in pratica un programma di coaching aziendale con una multinazionale del settore siderurgico. Dopo il pensionamento dello storico responsabile dell’area commerciale, l’azienda ha ritenuto opportuno promuovere in quel ruolo un manager interno dalle spiccate abilità operative. Le sue conoscenze erano ottimali, sia in ambito prettamente operativo che nell’area relazionale. Nonostante ciò siamo stati intercettati per offrire al manager un coaching aziendale con un obiettivo specifico: gestire le emozioni in condizioni di stress.
Infatti, il manager palesava problematiche evidenti nei momenti in cui stress e fatica prendevano il sopravvento. In questi casi le competenze non bastavano e tutto il suo potenziale rischiava di perdersi arrecando non poche problematiche all’azienda.
2.2 Maggiore controllo emotivo per una gestione soddisfacente
Più empatia, più dialogo, meno ansia.
Il nostro intervento si è suddiviso in 5 diversi incontri con un coach appartenente alla nostra struttura di consulenza aziendale e il manager (tecnicamente chiamato coachee). Tramite questo approccio abbiamo prima cercato immediatamente di individuare i punti di forza del manager e il perché di certi comportamenti quando si è trovato sotto stress. Successivamente la nostra concentrazione si è posta sui meccanismi che hanno portato il manager a determinate scelte in situazioni di pressione, in modo da porre in atto un piano per arginare e controllare questi comportamenti. Il manager in poco tempo ha raggiunto un maggior equilibrio nella gestione delle reazioni emotive, ha sviluppato maggior empatia verso i propri colleghi e si è impegnato ad aumentare l’attitudine a delegare ai colleghi.
Oggi è un responsabile commerciale che lavora in completa armonia con il suo team di lavoro. E la gestione dello stress? Migliorata da tutti i punti di vista, ora ogni problematica viene affrontata con serenità e sviscerata da più punti di vista.
3. I processi del coaching aziendale
Come impostare una buona pratica di coaching aziendale.
1) Come si attiva un processo di coaching aziendale?
Presidiando da molto tempo l’ambito della consulenza aziendale possiamo affermare che la richiesta di coaching aziendale non ha sempre la stessa genesi. Può essere che a chiedere il coaching sia il manager stesso, e questo succede quando ci sono aziende molto evolute che hanno fatto del coaching un elemento intrinseco all’azienda. Allo stesso tempo capita anche che il coaching aziendale venga proposto dalle risorse umane di un’impresa o dai vertici aziendali. In ogni caso è il manager a beneficiarne.
2) La conoscenza del coachee e del committente
Il committente è appunto chi richiede alla società di consulenza aziendale un coaching. Come già visto può essere il manager così come il vertice aziendale. In entrambe le situazioni uno dei primi step del coach è quello di conoscere le motivazioni che hanno portato a questa scelta, dopodiché si passa alla conoscenza del coachee. E’ una fase molto importante perché in questi frangenti si stabilisce se esiste o meno la coachability, ovvero la voglia e la possibilità di condividere più informazioni possibili.
3) La conoscenza del contesto aziendale
Per poter svolgere un lavoro ottimale il coach deve conoscere nei dettagli l’attività imprenditoriale in cui deve operare. Senza una consapevolezza dei processi organizzativi che muovono un’azienda è molto difficile svolgere un’attività di coaching aziendale all’altezza. Per far sì che questo possa accadere è necessario apprendere i valori della cultura aziendale, come si svolgono le dinamiche relazionali, capire quali sono i processi decisionali.
4) L’attività di coaching
E’ ovviamente l’aspetto centrale del lavoro del coach, ovvero la possibilità di lavorare con e sul coachee per potenziarne le skills già acquisite. Il percorso può essere di diversi step, ci possono volere 4 incontri così come un mese fitto di collaborazione.
5) La valutazione del coaching
Chi valuta se l’attività di coaching ha avuto gli effetti sperati? Di sicuro non il coach, il quale si limita a mettere in atto tutte le strategie stilate a tavolino con il committente. Spesso si tende a fare un errore grossolano: confondere il coaching con uno strumento di valutazione. Non è così, coaching aziendale non corrisponde a elemento decisionale per sapere se una persona è adatta o meno al ruolo. Proprio per questo motivo la valutazione del coaching deve essere sempre affidata al manager, ossia al coachee: quanto ho migliorato le mie skills? Abbiamo raggiunto i risultati che mi ero prestabilito? E’ migliorata la mia capacità di gestire determinate situazioni?
3.1 Il coaching serve per valorizzare il capitale umano
Committente, coach e coachee devono avere lo stesso obiettivo: crescere!
Come abbiamo visto il coaching è veramente un’arma incredibile a disposizione delle aziende per potenziare le conoscenze e le competenze dei manager. Un’attività di questo tipo consente di lavorare sul capitale umano della propria azienda, cercando di estrapolarne il massimo, sia a livello lavorativo che emotivo.
Allo stesso tempo per far sì che questa pratica possa essere positiva è necessario che tutti ne comprendano la metodologia: committente, coach e coachee. Se ognuno capisce l’importanza di valorizzare la propria cultura lavorativa il coaching si dimostrerà un elemento imprescindibile per raggiungere risultati sorprendenti!
4. Conclusione
Mettersi in discussione per poter migliorare.
Scegliere la consulenza per attivare un’attività di coaching aziendale è il primo passo per rinnovare la tua azienda. Una scelta simile comporta la capacità di uscire dalla propria comfort zone e la forza di mettersi in discussione.
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