Abstract: Il Business Mentor o Mentoring Aziendale è una pratica in grado di garantire alle aziende un grande risultato: la crescita e il mantenimento della propria cultura aziendale. Il mancato o parziale trasferimento delle competenze è spesso la problematica numero uno che colpisce un’azienda che sta effettuando un passaggio generazionale. Il Mentoring Aziendale è un processo nato per risolvere tale incomunicabilità.
Keywords: Mentoring aziendale, Direttore non Esecutivo, trasferimento delle competenze, gestione della successione, sviluppo professionale, cultura aziendale, condivisione della leadership, passaggio generazionale.
1. Mentoring Aziendale: perché è importante
L’importanza della continuità tra passato e futuro
Iniziare un progetto di Mentoring Aziendale è sicuramente un passo decisivo per il mantenimento e rafforzamento di quella che viene chiamata “cultura aziendale”. Questo programma richiede molta fatica ma può aiutare a valorizzare le diversità presenti in un team lavorativo e, successivamente, a favorire il passaggio generazionale nella gestione di un’azienda. Ecco perché la consulenza aziendale ritiene il Mentoring Aziendale un pilastro su cui porre le basi per una migliore continuità imprenditoriale.
Qualsiasi consulente aziendale che viene a contatto con una realtà imprenditoriale vincente può affermare un principio ineluttabile: la cultura interna di un’azienda è la base per arrivare al successo. Ma come tramandarla alle nuove generazioni? La soluzione si chiama appunto Mentoring Aziendale, una pratica che ha il compito di impostare una linea di continuità tra passato e futuro, tramandare valori e comportamenti, condividere obiettivi.
1.1. Gli obiettivi del Mentoring Aziendale
Condivisione, sviluppo, valorizzazione
Il Mentoring Aziendale presuppone l’esistenza di due figure: il “Mentor”, ossia colui che ha il compito di trasferire tutte le proprie competenze e il “Mentee”, ovvero l’allievo (o gli allievi), la persona che vuole apprendere e interiorizzare il bagaglio di conoscenze del “Mentor”.
Questa pratica ha il compito di stimolare la crescita dell’allievo, trasferendogli conoscenze e coinvolgendolo nell’ambito manageriale. Per raggiungere il risultato sperato, che consiste nella completa professionalizzazione del “Mentee”, è necessario centrare degli obiettivi fondamentali. Eccoli:
1. Condivisione delle conoscenze: ovvero favorire lo scambio reciproco delle informazioni e del know how.
2. Sviluppo professionale: che consiste nel preparare i futuri manager a saper sostenere la leadership, aumentando la loro efficacia operativa e il loro bagaglio conoscitivo.
3. Problem Solving: il manager spesso gioca un ruolo centrale nella risoluzione di problematiche più o meno complicate. Trasferire all’allievo questa capacità di mantenere sangue freddo e capacità decisionale in situazioni difficoltose è un obiettivo primario del Mentoring Aziendale.
4. Valorizzazione del materiale umano: quando in azienda ci sono dei talenti è necessario fare di tutto perché non vadano altrove. Un continuo trasferimento di conoscenze e competenze non può far altro che aumentare il morale dei collaboratori e solidificare il rapporto con l’azienda.
1.2 Differenza tra Business Mentor e Coach Direttore Non Esecutivo
Il Business Mentor, il Business Coach e il Direttore Non Esecutivo sono figure che anche nell’ambito della consulenza aziendale sono spesso confuse. La realtà è che fanno in pratica un lavoro molto simile e spesso i termini sono intercambiabili, soprattutto nel caso delle piccole e medie aziende famigliari.
L’attenzione di un Business Mentor è in genere più rivolta ad una persona, ad un imprenditore o manager che si fa affiancare quasi in una forma di Business Coach. L’obiettivo di un Business Mentor è allora far crescere e avere successo a quella persona. Diversi consulenti aziendali senior operano anche quali Business Mentor.
Il Business Coach è sempre generalmente rivolto a una persona, ma ci si aspetta che sia più focalizzato sugli obbiettivi e sulla crescita personale, che su quelli di business. Addirittura, a volte, non hanno vera esperienza di business, provengono piuttosto dagli ambienti del counseling, psicologia ,…
Il Direttore Non Esecutivo ha invece come obiettivo la crescita di una azienda. Opera quindi da Business Mentor / coach per i direttori e manager coinvolti, ma il suo metro di misura è l’andamento dell’azienda.
2. Passaggio generazionale e Mentoring Aziendale: da artigiano ad azienda
Da padre al figlio superando problemi e incompetenze
In questo articolo avevamo già spiegato i motivi che circondano il passaggio generazionale in azienda, ancor di più se si tratta di un’impresa a gestione famigliare.
Secondo le statistiche solo 1 azienda su 3 sopravvive al passaggio generazionale. Questo perché si tratta di un’operazione in cui spesso entrano in gioco componenti difficilmente gestibili: emotività, competenza limitata, potere accentrato sul padre, visione aziendale differente.
Un caso che abbiamo seguito recentemente ha visto come protagonista un piccolo fabbro artigiano, con anni di lavoro sulle spalle ma in evidente parabola discendente. La sua azienda è in costante perdita.
Fortunatamente entra la figura del figlio in aiuto del padre. Ma non tutto fila liscio. Secondo il padre il figlio è un incapace, non ha una visione reale delle problematiche aziendali e non ha competenze tecniche in merito. Allo stesso tempo il figlio riconosce le straordinarie capacità tecniche del padre, ma intuisce che una gestione simile non porterà a nessun risultato. Anzi.
Il figlio vorrebbe far rinascere l’azienda, ma non ha esperienza. Non sa come fare.
2.1. La Consulenza Aziendale mentoring di Exedir per aiutare il figlio
Lavorare sulle competenze per aumentare la capacità di gestione
In questo caso la nostra consulenza aziendale in Mentoring si è concentrata sulla formazione imprenditoriale del figlio, il quale non aveva nessuna nozione in merito.
Abbiamo lavorato sui principi base della gestione aziendale, analizzato il mercato e fatto un’indagine di marketing per scovare la nicchia giusta in cui espandersi.
Il figlio è cresciuto, ha imparato come gestire un’impresa e come valutare il mercato. Inoltre, ha appreso dal padre tutte le conoscenze tecniche necessarie. Quando il padre si è ritirato l’attività si è trasformata da realtà famigliare a piccola azienda. Il figlio lavora felice e il padre si limita a qualche “risoluzione tecnica” d’eccezione.
In questo caso la corretta gestione del passaggio generazionale ha portato benefici enormi, e il nostro Mentoring Aziendale ne è stata la base.
3. Come avviare un processo di Mentoring Aziendale
Comprendere il passato per programmare il futuro
Come ogni consulente aziendale assicura il Mentoring è un processo molto coinvolgente, ma allo stesso tempo estremamente faticoso. Scegliere questa strada presuppone impegno massimo da parte di tutte le persone in causa, passione e voglia di superare le difficoltà. Per questo motivo è utile seguire una serie di consigli per avviare un buon Mentoring.
1) Quando si ha bisogno di un Mentor?
Quante volte ci si trova nella situazione di totale smarrimento davanti ad un problema di difficile risoluzione? Per mancanza di conoscenze o per assenza di competenze operative si fatica a trovare una soluzione convincente. La soluzione invece esiste e potrebbe essere affidata al “mentoring”. Un imprenditore in difficoltà, rivolgendosi al “Mentor”, riesce ad acquisire competenze che non aveva, interiorizza un nuovo punto di vista, apre la mente e gli orizzonti. La forza del “Mentoring” è quella di creare un confronto alla pari con un professionista dalla grande esperienza. Tutto ciò stimola l’impegno nel cercare nuove vie d’uscita, aumenta l’autostima e soprattutto la consapevolezza nei propri mezzi.
2) Come scegliere un buon Mentor?
Per riuscire ad ampliare il proprio bagaglio di esperienza è necessario scegliere il “Mentor” giusto per la propria situazione. Di certo, un “Mentor” esperto nella gestione di locali notturni non potrebbe avere successo per un imprenditore alle prese con il mercato finanziario. Ma non è detto, perché spesso il matching di competenze è la vera scintilla per la buona riuscita di un progetto. Quindi? La risposta è che per capire che strada si vuole percorrere è necessario porsi alcune domande prima di scegliere il “Mentor” giusto. Nel dettaglio:
a) Qual è il mio settore di interesse?
b) Sono disposto ad accettare anche “Mentor” che non appartengono al mio settore?
c) Cosa voglio imparare? Quali sono le competenze che ritengo necessarie acquisire?
d) Quanto tempo e quante risorse voglio dedicare a questa attività?
3) Quali sono le qualità che deve avere un Mentor?
a) Essere Psicologo: Il primo passo è senza dubbio quello di inquadrare e comprendere l’allievo che ha davanti. Non tutti i “Mentee” sono uguali, sia a livello di competenze acquisite che a livello di predisposizione caratteriale. Ecco perché prima di iniziare è necessario capire le caratteristiche di colui che dovrà apprendere nozioni. Ciò può consistere nel tracciamento di un profilo psico-attitudinale, nonché in un’analisi delle conoscenze di partenza.
b) Saper creare un rapporto di fiducia con l’allievo: Il che significa sapere condividere esperienze, positive e negative, discutere sui traguardi, sulle difficoltà capire assieme come affrontare i problemi. Il “Mentee” deve comprendere velocemente che le persone che lo stanno seguendo nella sua formazione risulterà poi fondamentale per la sua crescita lavorativa.
c) Saper supportare il “Mentee”: il Mentor può avere a che fare con allievi con tante conoscenze ma scarsa abilità nel metterle in pratica oppure con persone più intraprendenti ma con poche basi di cultura aziendale. Un buon “Mentor” deve saper costruire un percorso differente senza mai far mancare il supporto nella fase di apprendimento. La spinta e la fiducia del proprio maestro sono fondamentali nella crescita di un “Mentee”.
3.1 Mentoring Aziendale: trasmettere la propria cultura aziendale
Trasferire le conoscenze è un’assicurazione per il futuro
Come si può vedere gestire un programma di Mentoring Aziendale comporta un grosso dispendio di risorse, ma riesce a garantire un’adeguata formazione dei propri collaboratori. Solo in questo modo si rende possibile il corretto trasferimento di nozioni manageriali adeguate, senza compromettere la trasmissione dei principi della propria cultura aziendale.
Conclusioni
Impostare una strategia di Mentoring Aziendale? Si può!
Solamente una buona consulenza aziendale può aiutare gli imprenditori a capire quale sia il migliore percorso da seguire per attivare una pratica di Mentoring Aziendale adeguata alla propria realtà. Ogni azienda ha la sua cultura interna e spera che si trasformi in un carattere distintivo.
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